INCISO
Inciso è uno spazio che racconta l’esperienza di
lettura di chiunque desideri condividerla. È uno spazio libero, spontaneo,
senza criteri di vincolo, dove il lettore potrà incontrare non soltanto pagine
scritte ma anche pagine lette, sensazioni, riflessioni personali, consigli.
Inciso vorrebbe essere questo: il racconto di un libro che si inserisce a bassa
voce nel filo conduttore del blog. Invito dunque ognuno e ognuna a contattarmi,
lasciando un commento con il proprio indirizzo mail, se ha interesse nel raccontare
un libro letto, vissuto, di recente o molti anni fa, che ha lasciato un ricordo
finito.
INCISO 2. Rosella Postorino, Le assaggiatrici.
«Ti piace il fuxia?»
«No per niente. Era maggio, era brutto…»
Oggi invece, quando la incontro,
il colore s’abbina al primo caldo sole della stagione, l’estate, non più il
conflitto ma la quiete. Sono le 18.00, forse più tardi, l’ultimo ritardo di una
lunga giornata di lavoro, uguale alle altre. Al bar appoggiamo stanche gli
strumenti che entrambe abbiamo sentito indispensabili. Lei porta il libro che
vuole raccontare, non nella storia ma nell’esperienza, e un secondo volume che
possa aiutarla a ricordare i termini giapponesi e aiutare me a riportarli
correttamente. Io quaderno e inchiostro, gioco e scommessa: registrare,
ripetere, riscegliere e riscrivere. D’altronde non ci conosciamo.
Legge un paio di libri al mese «più
o meno». Legge come danza, contemporanea, rapida. Uno scambio reciproco con
l’Amica, danza anche lei, l’Amica, o fiducia in qualche consiglio. No anzi, non
si fida, sperimenta qualche consiglio. L’importante, io credo, è che i libri le
parlino di esseri umani tutti aggrovigliati nelle loro relazioni, reali azioni
umane romanzate ma veritiere. È la prima persona che conosco che presta i
libri, per nulla apprensiva, consapevole anzi che, se il nuovo lettore o
lettrice cadrà vittima dell’amore più viscerale e possessivo verso uno di
questi, sarà lei a dover pronunciare il suo d’addio, in toni affatto
malinconici.
Le sue risposte sono più chiare
di me: «Non è detto che glielo ridarò… nel senso che va bene così. Anche lei ne
ha uno mio. So che è lì. La cultura deve essere promossa ed è il mio modo di
farlo». Rispettando un classico, le chiedo l’esempio: «Shantaram è un libro che
mi hanno prestato e non sto ridando».
Parliamo di Le assaggiatrici di Rosella Postorino, edizione Feltrinelli, Premio
Campiello 2018. Rosa, la protagonista, prende l’autobus, con le altre donne e
con Benedetta. Prima associazione libera. A Tokyo gli autobus sono bianchi («ma
non metterei la mano sul fuoco»). «Poi mi muovevo a piedi quindi l’ho
interrotto».
Viaggio in Giappone, aprile
2019, le prime due settimane del mese (diciassette giorni, precisa).
«Loro mangiavano a denti
stretti, io no», loro, le assaggiatrici, mangiano il cibo del Führer, a
Berlino, accertandosi che non sia avvelenato. Vita e fame. La pentola calda è
in mezzo al tavolo, cuoce. Intinge i pezzi di carne nel brodo bollente e li
mangia così, soli, con le verdure. Mi ripete più volte «shabu shabu», il nome
del piatto giapponese, il suo preferito, e mi mostra le fotografie. Pensava che
mentre loro, le donne, tra le righe mangiavano la loro morte, lei mangiava
seduta la sua vacanza. Shabu shabu
ricorda il suono della pentola durante la cottura, mi informo.
«Mi è rimasto molto impresso il
suo [di Rosa] bisogno di contattare il fratello, Franz». Non c’è nessuna
citazione nel suo racconto, c’è solo il ricordo. Poi apre il libro e cerca il
passo giusto, quello che esprime, spiega e legittima la sua risposta alla mia
domanda: «Cosa ti ha colpita di più in questo romanzo?». Lo legge tutto ad alta
voce: «Scrissi a Franz una lunga lettera…», tenendo sulle gambe il libro e sul
tavolo un bicchiere di analcolico.
«La sua idea di matrimonio, io
studio famiglia e sono molto d’accordo», mi dice poi, mostrandomi la pagina per
permettermi uno scatto con il cellulare. Nel farlo, dispiega l’orecchio
sull’angolino. Le chiedo di lasciarlo, come testimonianza del suo passaggio su
quella carta, del momento in cui, leggendo, si è sentita compresa e felice di
condividere con l’autrice una idea. Tant’è, Benedetta, ballerina contemporanea,
psicologa psicoterapeuta, studia famiglia. Lei non studia la famiglia, studia
Famiglia. Gli articoli hanno super poteri: rendono il neutro, l’imparziale,
decise prese di posizione, scelte, macro e micro, le quantità d’importanza:
grande e piccolo, tanto e poco, l’istituzione e il caso, un’eccezione e una
regola. Tolto l’articolo, in questo caso, ecco la persona.
La fotografia è scattata dalla
Pagoda Chureito da cui si vede il Monte Fuji. Si raggiunge partendo da Tokyo,
con il treno, si prosegue quindi a piedi, salendo quattrocento scalini. Un
panorama spettacolare. Scelgo questa foto perché è la sua preferita.
L’alternativa, altrettanto valida, è il santuario di Fushimi Inari Taisha, a
Kyoto, «una camminata abbastanza impegnativa» con sveglia alle 6.00 di mattina,
«Con Manuel [il marito] non ci si può svegliare tardi», mi dice ridendo. Il
libro in mezzo ai torii, i
tradizionali portali giapponesi, a migliaia in questo santuario.
Per concludere il nostro momento le chiedo se il
libro le sia piaciuto, domanda sterile. Mi risponde di sì, ammettendo non
essere tra i suoi preferiti.
Chissà se lo restituirà alla sua Amica
danzatrice, alla quale va un saluto sincero, visti i gesti spontanei, nobili e
altresì rari di trasmissione e condivisione di sapere. Calorosi inoltre i
complimenti a Manuel per gli scatti, una passione che condividevo: è bello
poter pubblicare la foto di un libro in una terra tanto lontana e tanto antica
nella sua storia e nella sua cultura.
Una esperienza di lettura vissuta di pari passo a
quella del viaggio nell’Estremo Oriente che qui, io spero, è resa esattamente
per quello che è, priva di grandi dettati, di trame e di commenti al testo. Forse,
per un autore o autrice, scrivere che la sua opera accompagna paesaggi e umori,
è la più preziosa recensione.
Ps.: le foto con mani e braccia sono perfette:
possono afferrare e salutare.
R. Postorino, Le assaggiatrici. Fuxia e segnalibri. |
Commenti
Posta un commento